Edilizia, il nodo irrisolto dell'assegnazione dei lavori pubblici a imprese geograficamente lontane

Nota stampa per la redazione di Prato de "La Nazione"
 
E' vero quanto emerge oggi dall'articolo della Nazione di Prato riguardo al cantiere per la rotonda viale Montegrappa-via Santa Gonda: quando i lavori pubblici vengono assegnati a imprese edili geograficamente lontane c'è un rischio elevato che queste vi rinuncino. C'è una grandissima differenza fra l'operazione estremamente semplice di esprimere una manifestazione di interesse per una gara e doversi poi materialmente impegnare in un appalto magari a centinaia di chilometri dalla propria sede, garantendo per giunta le condizioni di sicurezza imposte dalle normative anti Covid. Fatti i suoi conti, è probabile o almeno possibile che l'azienda si tiri indietro. Se c'è una rinuncia si passa all'impresa arrivata immediatamente dopo, ma è possibile che nemmeno questa sia in grado di accettare. E così il tempo passa e l'opera pubblica rimane al palo, con disagio dell'ente appaltatore e dei cittadini.

Non c'è da farne una colpa alle aziende: con i problemi che ha l'edilizia, è comprensibile che, anche quando si è incerti sulla possibilità di avere effettivamente tempo e risorse per realizzare un determinato lavoro, non ci si voglia precludere la possibilità di partecipare a una gara. Del resto, è in buona parte una roulette: nell’ambito delle imprese che hanno manifestato interesse per una gara (o di liste predefinite di imprese suddivise per la principali tipologie di lavori, che è un'altra delle formule possibili) si opera un sorteggio; solo le aziende sorteggiate possono poi concorrere alla gara e già in questa fase possono decidere di non dare seguito; oppure possono rinunciare pur avendo partecipato con successo alla gara. Capita quindi che la stazione appaltante si trovi a scegliere fra poche offerte, magari non le migliori possibili perché chi avrebbe potuto presentarle è stato escluso dal sorteggio; oppure, appunto, può succedere che il vincitore stesso faccia un passo indietro. Da un'analisi 'empirica' fatta dai nostri imprenditori sulle gare svoltesi a Prato nel primo semestre 2020 è emerso che solo il 40% degli invitati ha partecipato. La percentuale sale moltissimo se si considerano solo le aziende più vicine e viceversa precipita quando ad essere invitate sono aziende con sede molto lontana.
 
L'uovo di Colombo sarebbe, naturalmente, una via preferenziale per le imprese del territorio, che danno maggiori garanzie di interesse effettivo per il lavoro da svolgere. Ci aveva provato, poco più di un anno fa, la Regione Toscana, con un provvedimento che prevedeva una riserva del 50% per le aziende del territorio regionale. Sarebbe stata una soluzione non ottimale ma di certo un passo avanti: il Governo nazionale però la impugnò e il Consiglio di Stato gli ha dato ragione.

Quello che è accaduto per la rotonda fra viale Montegrappa e via Santa Gonda, quindi, è tutt'altro che eccezionale. E' accaduto tante volte e accadrà ancora, con questo sistema. Intanto le imprese edili pratesi, che nel 2019 avevano visto di nuovo il segno più, nel 2020 fra Covid e meccanismi penalizzanti hanno perso di nuovo. Tuttavia dai mesi dopo il lockdown emergono segnali incoraggianti: servono però regole nuove e agili - anche per il superbonus, non solo per gli appalti - per dare all'edilizia un impulso decisivo.
 
Alessandro Cafissi, presidente di ANCE Toscana Nord